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Il segreto della bambina sulla scogliera

Il prezzo originale era: €14,90.Il prezzo attuale è: €13,00.

Mentre la tempesta infuria sulle coste di Dunworley Bay, una minuscola figura è immobile sull’orlo di una scogliera a picco sul mare: è una bambina a piedi scalzi, con folti riccioli rossi e una lunga veste bianca. Ipnotizzata di fronte a quella strana apparizione, Grania Ryan, una scultrice di successo appena tornata da New York per riprendersi da un brutto trauma, scoprirà ben presto di non aver sognato. Sua madre Kathleen non ha alcun dubbio: la piccola è Aurora Lisle, che ha perso la mamma in circostanze drammatiche proprio in quel luogo. Grania è irresistibilmente attratta dall’incredibile vitalità di Aurora e non può fare a meno di affezionarsi a lei e a suo padre. Ma per quale motivo sua madre, di solito così generosa e altruista, non riesce a nascondere la propria ostilità nei confronti dei Lisle? La risposta potrebbe celarsi in un plico di lettere gelosamente custodite da Kathleen: un tragico segreto che risale all’epoca tra le due guerre ha segnato il destino delle famiglie Ryan e Lisle, stendendo ombre scure anche sul presente. Riuscirà l’amore che unisce Grania e Aurora a spezzare le catene del passato?Una storia magica, intensa, commovente. Un altro romanzo imperdibile.

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

13 giugno 2013

ISBN

978-8809855557

Lingua

Italiano

Formato
Copertina flessibile

€ 14,90

COD: 6383 Categoria: Tag: Product ID: 22000

Descrizione


1

Dunworley Bay, West Cork, Irlanda

La minuscola sagoma era pericolosamente vicina al ciglio della scogliera. I lunghi capelli rossi sventolavano sulle sue spalle, agitati da un forte vento. Dalla veste di cotone bianco, lunga fino alle caviglie, spuntavano solo i piedi nudi. Stava con le braccia tese davanti a sé, il palmo delle mani rivolto verso la distesa grigia del mare che spumeggiava sotto di lei, il volto pallido alzato al cielo, come se volesse offrirsi in sacrificio agli elementi.

Grania Ryan rimase immobile a osservare la scena, come ipnotizzata dalla visione di un fantasma. I suoi sensi erano troppo sconvolti per dirle se quello che stava vedendo era reale o solo frutto della sua immaginazione. Chiuse per un attimo gli occhi e, quando li riaprì, vide che la sagoma era ancora là in cima. Cercando di tornare lucida, mosse un paio di passi in avanti.

Grania si diresse verso la figura e, avvicinandosi, si accorse che il fantasma non era altro che una bambina in camicia da notte. Nuvole nere cariche di tempesta si erano addensate sul mare. Sentì le prime gocce di pioggia sul viso e, davanti alla fragilità di quel minuscolo essere umano in balìa delle forze selvagge della natura, accelerò il passo.

Il vento si era fatto rabbioso e le fischiava nelle orecchie. Grania si fermò a dieci metri dalla ragazzina, ancora immobile. Vide le piccole dita dei piedi, livide per il freddo, aggrappate stoicamente alla roccia, mentre il vento sferzava e faceva dondolare il suo esile corpo come un giovane salice. Si avvicinò ancora, fermandosi a pochi passi di distanza, incerta sul da farsi. L’istinto le diceva di correre e afferrarla per un braccio, ma se la ragazzina si fosse spaventata e, voltandosi di scatto, avesse perso l’equilibrio, sarebbe accaduto l’irreparabile. Perciò Grania rimase ferma dov’era, cercando disperatamente di pensare a come trarre in salvo la piccola senza correre rischi. Ma prima di aver trovato una soluzione, la bambina si voltò lentamente e la fissò con occhi vuoti.

D’istinto Grania spalancò le braccia. «Non voglio farti del male, davvero. Vieni, qui sarai al sicuro.»

La ragazzina continuava a fissarla, senza muoversi dal ciglio del precipizio. «Se mi dici dove abiti ti accompagno a casa. Ti prego, lascia che ti aiuti» la implorò.

Avanzò di un altro passo e tutt’a un tratto vide un lampo di terrore balenare nei suoi occhi; come se si fosse improvvisamente svegliata da un sogno, la bambina si voltò e fuggì lontano, correndo lungo la scogliera, scomparendo dalla sua vista.

«Stavo per mandare una squadra di soccorso a cercarti. C’è poco da scherzare con queste tempeste.»

«Mamma, ho trentun anni, e gli ultimi dieci li ho passati a Manhattan» rispose secca Grania, entrando in cucina e appendendo la giacca fradicia sopra la stufa. «Non c’è bisogno che tu mi dica certe cose. Sono grande adesso, capito?» Sorrise e andò a dare un bacio alla madre, che stava apparecchiando la tavola per la cena. «Davvero.»

«Sarà anche così, ma ho visto uomini ben più grossi di te spazzati via dalla scogliera durante burrasche come questa.» Kathleen Ryan indicò la finestra della cucina oltre la quale il vento infuriava selvaggio, spingendo i rami spogli del glicine a battere ritmicamente sul vetro. «Ho appena fatto il tè.» Strofinò le mani sul grembiule e si mosse verso la stufa. «Ti andrebbe una tazza?»

«Sarebbe magnifico. Perché non ti metti a sedere e fai riposare un po’ i piedi? Al tè penso io.» Grania scostò una sedia dal tavolo e obbligò gentilmente la madre a mettersi comoda. «Va bene, ma solo cinque minuti, i ragazzi rientreranno alle sei per il tè.»

Versando l’acqua bollente nelle tazze, Grania alzò un sopracciglio, disapprovando in silenzio la totale dedizione della madre verso suo padre e suo fratello. Non era cambiato nulla durante i dieci anni che aveva trascorso lontana da casa: Kathleen continuava ad assecondare le richieste e i bisogni dei suoi uomini, mettendo i loro desideri sempre al primo posto. E il contrasto fra la vita di sua madre e la propria, in cui l’emancipazione e la parità fra i sessi erano la norma, la faceva sentire a disagio.

Eppure… sebbene fosse lei quella libera dal giogo dell’antica tirannia maschile – come molte donne avrebbero definito la condizione di sua madre – in quel momento, chi era la più contenta tra le due? Grania sospirò tristemente, aggiungendo un po’ di latte al tè di Kathleen. Conosceva la risposta.

«Ecco qui, mamma. Vuoi un biscotto?» Grania posò la scatola di latta sul tavolo e l’aprì. Come sempre era piena zeppa di shortbreads e di biscotti farciti alla vaniglia e al cioccolato. Un altro cimelio d’infanzia, che le newyorchesi attente alla linea avrebbero guardato con lo stesso orrore riservato a un piccolo ordigno nucleare.

Kathleen ne prese due e disse: «Su, fammi compagnia, prendine uno anche tu. Mangi come un uccellino».

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