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La ragazza nascosta

20,90

Da umile studentessa a top model nel giro di qualche mese. È quello che succede alla giovane Leah Thompson, diciassette anni, quando viene notata da una delle più importanti agenzie di modelle inglesi e dal piccolo villaggio nella brughiera in cui vive si trova catapultata sulle passerelle di Milano e New York. I suoi lunghi capelli castani e lo sguardo luminoso catturano chiunque la incontri. La sua gentilezza e riservatezza li fanno innamorare. Ma il suo cuore batte solo per Brett, il suo primo amore, che l’ha profondamente ferita e che non vede più da tempo. La nostalgia di casa è tanta e le insidie del mondo della moda non le rendono facile il distacco, tra rivalità inaspettate e amicizie per niente disinteressate. E mentre il fato tesse i suoi fili, intrecciando la sua storia con quella di due ragazzini polacchi fuggiti da Treblinka e in cerca di vendetta, Leah dovrà fare i conti con una profezia che incombe su di lei… stai attenta, la bellezza potrebbe non essere una benedizione. Non puoi cambiare il destino… Finalmente pubblicata in Italia una delle opere giovanili di Lucinda Riley, riveduta e attualizzata dal lavoro editoriale del figlio e co-autore di Atlas, Harry Whittaker.

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

12 Settembre 2024

ISBN

978-8809939851

Lingua

Italiano

Formato

Copertina flessibile

COD: 22321 Categoria: Tag: Product ID: 22321

Descrizione

Prologo

La vecchia guardò Leah e sorrise. Il viso le si increspò in una ragnatela di rughe. Doveva avere almeno centocinquanta anni. Tutti i bambini dicevano che era una strega e di ritorno da scuola urlavano a squarciagola quando passavano davanti al suo cottage. Per gli adulti era la vecchia Megan, che accoglieva gli uccelli feriti e li curava con intrugli a base di erbe. Alcuni sostenevano che fosse pazza, altri che avesse il dono della guarigione e altri strani poteri. 

La madre di Leah, invece, la compativa. 

«Povera donna» ripeteva sempre «tutta sola in quella casetta umida e sporca.» Poi ordinava alla figlia di andare a prendere delle uova nel pollaio e di portargliele. 

Quando bussava al cottage, Leah aveva sempre il cuore in gola per la paura. Di solito Megan apriva appena uno spiraglio, si guardava intorno in fretta e afferrava le uova con un cenno di ringraziamento. Poi il battente si richiudeva e Leah correva più veloce che poteva per tornare a casa. 

Quel giorno, però, la porta si era aperta molto di più, e la ragazzina aveva potuto scorgere i recessi bui del cottage alle spalle della vecchia. 

La donna non smetteva di fissarla. 

<<Ehm … ecco … La mamma ti manda questo.» Sollevò le uova e osservò le lunghe dita ossute di Megan chiudersi attorno al sacchetto di carta. 

«Grazie.» 

Il tono gentile la sorprese. Non sembrava proprio quello di una strega. <<Perché non entri?» 

 e, 10 … »

Ma l’anziana le aveva già messo una mano sulla spalla per tirarla dentro. 

«Non posso restare tanto. La mamma si chiederà dove sono finita … >> 

<<Puoi dirle che ti sei fermata a prendere il tè con Megan la strega» ridacchiò lei. 

«Accomodati lì. Lo stavo giusto versando.>> Indicò una delle poltrone malconce ai lati di un piccolo caminetto spoglio. 

Leah, nervosa, si sedette con le mani intrecciate sotto le gambe. Si guardò intorno nella cucina angusta. Le pareti erano tappezzate di scaffali carichi di vecchi barattoli pieni di intrugli dai colori insoliti. Megan ne tirò giù uno e lo aprì. Versò due cucchiaini di polvere gialla in un’antica teiera di acciaio e, dopo aver aggiunto l’acqua dal bollitore, la posò su un vassoio insieme a due tazze. Infine, sistemò il tutto su un tavolino davanti a Leah e con movimenti lenti prese posto sull’altra poltrona. 

<<Vuoi versare tu, cara?» 

La ragazzina annuì, si sporse 1n avanti e riempì le due tazze di porcellana 

scheggiate. Arricciò il naso. Il tè aveva un odore strano, pungente. 

«Va tutto bene, non sto cercando di avvelenarti. Guarda, bevo prima io, così ti faccio vedere che non muoio. È tè al tarassaco. Ti farà bene.» Prese la tazza con entrambe le mani e bevve. «Assaggialo.» 

Leah si portò timidamente la tazza alle labbra, sforzandosi di respirare dalla bocca. L’aroma era troppo forte per lei. Sorseggiò e deglutì subito, senza sentire il sapore. 

«Non è così male, vero?» 

Leah scosse la testa e posò la tazza sul tavolo. Si agitò sulla sedia mentre Megan finiva il tè. 

«Grazie. È stata molto gentile, ma ora devo andare. La mamma starà … >> 

<<Ti vedo passare di qui tutti i giorni. Sarai bellissima da grande. Già adesso si comincia a capire.» 

Leah arrossì sotto lo sguardo dei penetranti occhi verdi della vecchietta. 

«Ma stai attenta, la bellezza può non essere una benedizione.>> Megan aggrottò la fronte e si sporse sul tavolino. Leah rabbrividì quando le sue dita ossute le artigliarono il polso. Iniziava a spaventarsi. 

«Sì, ma … ora devo andare a casa.» 

Il corpo dell’anziana era teso e i suoi occhi fissavano un punto imprecisato alle spalle della ragazzina. <<C’è del male, lo sento. Devi stare in guardia» disse con voce stridula. 

Leah era paralizzata dal terrore. La presa sul polso si fece più stretta. 

«Cose innaturali… cose malvagie … non scherzare con la natura, sconvolgeresti l’ordine. Povera anima… è perduto… condannato… tornerà a trovarti nella brughiera … e tu tornerai di tua spontanea volontà. Non puoi cambiare il destino .. stai in guardia da lui.» 

Di colpo Megan allentò la presa e si accasciò sulla sedia, con gli occhi chiusi. Leah balzò in piedi e sfrecciò fuori dalla porta. Continuò a correre finché non raggiunse il pollaio sul retro della casetta a schiera in cui viveva con i suoi genitori. Aprì il chiavistello e si accasciò a terra, facendo disperdere le galline. 

Poi appoggiò la testa contro la parete di legno e trasse un profondo sospiro. 

Gli abitanti del villaggio avevano ragione: Megan era completamente pazza. Cosa aveva detto sul fatto di stare in guardia? Le erano venuti i brividi. Leah aveva undici anni e non capiva. Voleva la mamma, ma se le avesse raccontato cos’era successo di certo sua madre l’avrebbe accusata di essersi inventata tutto e l’avrebbe rimproverata, perché non era carino diffondere pettegolezzi su un’anziana signora indifesa. 

Leah si alzò e a passo lento si diresse verso la porta sul retro. Le bastò sentire il profumo di casa per calmarsi. 

«Ciao, Leah, sei giusto in tempo per il tè. Siediti.» Doreen Thompson si voltò tutta sorridente, ma nel vedere la figlia la sua espressione si incupì. «Che succede? Sei pallida come un fantasma.» 

«Non è niente, sto bene. Ho solo un po’ di mal di pancia.» 

«Dolori della crescita, probabilmente. Prova a mangiare qualcosa, sono sicura che ti sentirai meglio.» 

Leah si avvicinò alla madre e la abbracciò forte. 

<<E ora che c’è?» 

«Ti voglio bene, mamma.» Si abbandonò in quella stretta confortante e si sentì meglio. 

Ma la settimana successiva, quando la madre le chiese come sempre di portare le uova a Megan, lei si rifiutò categoricamente. 

Megan mori sei mesi dopo, e Leah si sentì sollevata.  

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