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L’angelo di Marchmont Hall

13,00

Sono passati trent’anni dall’ultima volta che Greta è stata a Marchmont Hall, la magnifica tenuta di famiglia sulle colline del Galles. E adesso, mentre varca i cancelli al fianco di David Marchmont, nipote del suo defunto marito, non può fare a meno di chiedersi se il luogo in cui ha vissuto per tanti anni sarà in grado di dischiudere qualche squarcio sul suo passato. Dopo un terribile incidente d’auto, infatti, Greta non ricorda più nulla e rifiuta di abbandonare il suo appartamento londinese troppo a lungo, tenendo a distanza tutti quelli che hanno fatto parte della sua vita. Tutti tranne David, l’unico amico di cui si fida e per il quale prova qualcosa che va al di là della semplice gratitudine. È stato proprio lui a raccontarle com’era la sua vita prima di quel giorno e a convincerla a trascorrere il Natale a Marchmont Hall. Ma durante una passeggiata nel bosco, ai piedi di un abete, Greta scorge una lapide e spazza via la neve che ricopre l’iscrizione. Certo non immagina che quel nome inciso sulla pietra la travolgerà con un’ondata di ricordi: le serate come ballerina di cabaret nella Londra del ’45, il sogno di sposare un ufficiale americano, l’amicizia con David, giovane comico di buona famiglia che la accoglierà a Marchmont Hall per strapparla alla miseria. E infine il matrimonio con lo zio di David e il rapporto con una figlia che fin da piccola dà segni di forte instabilità. Ma allora perché David le ha nascosto tanti dettagli sul suo passato? Da cosa vuole proteggerla? Un romanzo sconvolgente sul destino e sull’amore: l’amore non confessato, l’amore puro, quello che nel silenzio vince su ogni cosa.

Informazioni aggiuntive

Editore

Data di pubblicazione

12 giugno 2018

ISBN

978-8809865655

Lingua

Italiano

Formato
Copertina flessibile

€ 13,00

COD: 6388 Categoria: Tag: Product ID: 22002

Descrizione


1

Al volante della sua auto, David Marchmont lanciò un’occhiata al passeggero che sedeva al suo fianco, mentre procedevano lungo una strada stretta. La neve cadeva sempre più fitta, rendendo l’asfalto, ormai ghiacciato, ancora più insidioso.

«Non manca molto, Greta. A quanto pare siamo arrivati appena in tempo; scommetto che domattina questa strada sarà impraticabile. Vedi qualcosa di familiare?» le chiese titubante. Greta si voltò verso di lui. A cinquantotto anni, la sua pelle d’avorio era ancora liscia e gli enormi occhi azzurri risaltavano su quello che David aveva sempre definito un viso da bambola. L’età non aveva attenuato la vividezza del colore, ma ormai quegli occhi non brillavano più di entusiasmo o di rabbia: la luce che li illuminava era scomparsa tanto tempo prima, e sembravano vuoti, ingenui e inanimati come quella bambola di porcellana a cui David l’aveva sempre paragonata.

«Lo so che un tempo vivevo qui. Ma non ricordo nulla, David. Mi dispiace.»

«Non preoccuparti» la confortò, sapendo quanto la cosa la affliggesse. Eppure lui per primo, se avesse potuto, avrebbe volentieri cancellato dalla propria memoria l’orribile, devastante ricordo della sua casa d’infanzia dopo l’incendio. Ancora oggi aveva nelle narici l’odore pungente del legno bruciato e del fumo. «E comunque, ormai a Marchmont Hall i lavori di ristrutturazione sono in fase molto avanzata.»

«Sì, David, lo so. Me l’hai detto la settimana scorsa, quando sei venuto da me a cena. Ho preparato cotolette d’agnello e abbiamo bevuto una bottiglia di Sancerre» rispose lei, sulla difensiva. «E hai aggiunto che avremmo alloggiato nella villa.»

«Esattamente» confermò lui calmo. Si rendeva conto che Greta sentiva sempre il bisogno di dargli quanti più dettagli possibile sul presente, visto che il passato, prima dell’incidente, le era ormai inaccessibile. Mentre guidava sulla strada ghiacciata, con le gomme che faticavano a mantenere aderenza sul terreno in discesa, si chiese se riportare Greta in quel luogo per Natale fosse stata una buona idea. A dire il vero era rimasto sorpreso quando aveva accettato il suo invito: per anni aveva tentato invano di convincerla a lasciare il suo appartamento di Mayfair.

Alla fine, dopo tre anni di faticosi restauri per restituire alla casa una parvenza della sua antica gloria, aveva deciso che era il momento giusto per riportarla lì e, inaspettatamente, lei aveva detto di sì. Se non altro era certo che la casa sarebbe stata calda e confortevole. Ma che effetto avrebbe avuto su di lei emotivamente non poteva saperlo…

«Si sta già facendo buio» commentò Greta. «E sono solo le tre.»

«Sì, ma spero che ci sia abbastanza luce da permetterci di vedere Marchmont.»

«Dove vivevo.»

«Sì.»

«Con Owen. Mio marito. Che era tuo zio.»

«Sì.»

David sapeva che Greta aveva semplicemente memorizzato quei dettagli del passato, completamente dimenticati. Come se dovesse essere interrogata al riguardo e vedesse in lui l’insegnante che l’avrebbe messa alla prova. I medici avevano ordinato a David di tralasciare gli eventi traumatici, ma di menzionare diligentemente nomi, date e luoghi che potessero suscitare qualcosa nel suo subconscio, fornendole la chiave per recuperare la memoria perduta. Di tanto in tanto, quando andava a trovarla e si mettevano a chiacchierare, gli pareva di notare una scintilla, una reazione ad alcune sue parole, ma non capiva mai se scaturisse da ciò che le diceva o da un vero e proprio ricordo. E dopo tutti quegli anni, i medici – un tempo sicuri che lentamente Greta avrebbe recuperato la memoria, non avendo rilevato alcun danno neurologico dovuto all’incidente – parlavano adesso di “amnesia selettiva”, innescata dal trauma. A loro avviso, Greta in realtà non voleva ricordare.

David affrontò con cautela una curva a gomito, sapendo che dopo la svolta avrebbero visto in lontananza i cancelli di Marchmont Hall. Anche se era il proprietario e aveva speso una fortuna nella ristrutturazione della casa, si considerava solo un custode. Adesso che i lavori erano quasi completati, Ava, la nipote di Greta, e suo marito Simon erano venuti da Gate Lodge per stabilirsi definitivamente a Marchmont. Alla morte di David, la proprietà sarebbe passata legalmente ad Ava. Era il momento ideale per trasferirsi, visto che entro poche settimane sarebbe nato il loro primo figlio. E forse, pensò David, gli ultimi drammatici anni della loro storia familiare avrebbero potuto essere dimenticati una volta per tutte con il primo respiro di quella nuova vita.

Ciò che complicava ulteriormente la situazione era il fatto che, da quando Greta aveva perso la memoria, erano accaduti degli eventi… eventi dai quali David aveva cercato di proteggerla, preoccupato per gli effetti che avrebbero potuto avere su di lei. In fondo, se Greta non ricordava come tutto era cominciato, come avrebbe potuto fare i conti con il presente?

E quella situazione costringeva lui, Ava e Simon a camminare sul ciglio di un precipizio durante le conversazioni con Greta: volevano stimolare la sua memoria, ma dovevano costantemente fare attenzione a ciò che dicevano di fronte a lei.

«La vedi, Greta?» le chiese David mentre attraversavano i cancelli.

Di origini elisabettiane, la casa si stagliava con grazia ai piedi delle morbide colline che si innalzavano fino ai maestosi picchi delle Black Mountains, all’orizzonte. Nell’ampia valle il fiume Usk serpeggiava tra i campi luccicanti di neve. Le antiche pareti di mattoni tingevano la facciata di un rosso caldo, salendo fino al triplo tetto spiovente, mentre gli intricati pannelli di vetro delle finestre con inglesina riflettevano gli ultimi, flebili raggi del sole invernale.

Anche se le vecchie e ormai logore intelaiature di legno erano state consumate voracemente dalle fiamme, lo scheletro esterno della casa era sopravvissuto. I pompieri avevano spiegato a David che era stato merito di un violento temporale scoppiato un paio d’ore dopo l’inizio dell’incendio: era stata la natura a salvare Marchmont Hall dalla distruzione totale, lasciandogli qualcosa da cui cominciare a ricostruire.

«Oh, David, è molto più bella che nelle foto che mi hai mostrato» sussurrò Greta. «E la neve la fa sembrare uscita da un biglietto di auguri natalizi.»

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