Descrizione
Capitolo 1
Taunton, 27 agosto, 1883
Miss Olivia Foley giunse presso l’abitazione del dottor Ballard, per puro caso, con un certo anticipo. L’anticipo e il caso, pur essendo disgiunti, si intersecarono generando un moto causa-effetto che influì notevolmente sia sulla vita di Miss Foley sia su quella del dottor Ballard.
L’evento ebbe luogo un pomeriggio di fine agosto, intorno alle due.
Miss Foley aveva bussato alla porta e il dottor Ballard le aveva aperto.
«Ah bene, siete in anticipo» disse Ballard trovandosela davanti, in abiti da viaggio. «Posate la vostra roba e seguitemi, c’è una donna in fin di vita alla stazione.»
Olivia provò a dire qualcosa, ma il dottore le prese di mano la valigia, la posò nel vestibolo e si chiuse la porta alle spalle, costringendola a seguirlo.
A causa del passo da marcia forzata del dottore, Olivia non fu in grado di comunicare con lui. Ci provò un paio di volte, a dire il vero, ma poi rinunciò rendendosi conto che era come parlare all’aria e il fiato le serviva per stargli dietro.
Giunti nei pressi della stazione, individuarono senza fatica il luogo dell’incidente, perché un capannello di persone si era radunato davanti all’ingresso.
«Ecco il dottore!» disse qualcuno.
«Finalmente!» Gli astanti si fecero da parte e Ballard si precipitò a vedere di cosa si trattava.
A terra giaceva una donna vestita di scuro, priva di sensi, in una posa scomposta che non faceva ben sperare sulle sue condizioni.
Per prima cosa Ballard le sentì il polso.
«Cos’è successo?» domandò rivolto alla folla.
A spizzichi e bocconi la gente riferì che la poveretta, uscendo dalla stazione e apprestandosi ad attraversare la strada, era stata investita da un carretto. Qualcuno era certo che il cavallo le avesse sferrato un calcio nel costato, la qual cosa poteva essere plausibile perché la donna, priva di sensi, faticava a respirare. E sicuramente aveva battuto la testa. Ballard si rese subito conto che non valeva la pena spostarla perché le lesioni erano troppo gravi.
Sollevando lo sguardo cercò la donna che si era trascinato dietro e la trovò a un passo da sé, con gli occhi sgranati e vigili.
«Fate allontanare tutti e andate a cercare un funzionario delle ferrovie» le disse.
Lei annuì appena, poi si mosse per eseguire gli ordini.
Con garbo ed efficienza, Miss Foley riuscì a disperdere la piccola folla, dopo di che si recò all’interno della stazione per completare il proprio incarico. Quando fece ritorno, la donna era già spirata ed era stata coperta con un lenzuolo bianco.
Il dottore si alzò in piedi e raggiunse Olivia.
«Ci sono delle formalità da espletare, vi prego di precedermi a casa, dove troverete Mrs Cunningham che vi offrirà qualcosa di caldo.»
«Purtroppo non c’è stato tempo di…»
«Vi prego. Vi raggiungo appena posso, non ci vorrà molto.»
Olivia si rassegnò a rimandare le spiegazioni.
Le circostanze erano singolari, se ne rendeva conto, ma aveva intuito che Ballard era talmente egocentrico da non lasciare spazio a nessuno. Del resto era un uomo ed erano tutti un po’ così di natura, se vi si aggiungeva l’aggravante dell’essere medico, si otteneva la quadratura del cerchio.
Giunta a casa di Ballard, venne ad aprirle quella che con ogni probabilità doveva essere Mrs Cunningham, la governante tuttofare.
«Siete Miss Foley, suppongo. Accomodatevi. Io sono Mrs Gertha Cunningham.»
Gertha Cunningham era una donna di mezza età, il cui fisico esile e la bassa statura contraddicevano il piglio energico. Era vestita in modo semplice, ma i suoi indumenti erano ordinati e di ottima fattura, non logori, a testimonianza che il suo posto di lavoro era retribuito in modo adeguato.
Olivia fu condotta in cucina dove le venne offerto del tè, che accettò senza fare complimenti. Il viaggio faticoso e il finale tragico avevano messo a dura prova i suoi nervi, che aveva scoperto di recente essere molto saldi.
Senza esitare, Olivia si mise a sedere e fece onore al tè e agli scone che la cuoca le aveva messo davanti.
La cucina era linda e accogliente, come la donna che se ne occupava.
«Mia sorella mi ha comunicato il vostro arrivo» cominciò Mrs Cunningham. «Siete qui per il posto da istitutrice presso Sir Theodor Denneville, dico bene?»
«Sì. Mia zia, Mrs Amalia Stafford, è stata insegnante di Lady Eleanor Denneville ed è stata lei a procurarmi questo colloquio. Ho ricevuto una lettera che diceva di presentarmi a Taunton, ma era specificato che avrei dovuto prima passare dalla dimora del dottor Ballard per parlare con una certa Mrs Cunningham, che siete voi.»
«Sì, mia cara, proprio così» sospirò la donna.
Calò un silenzio che impensierì Olivia e che ella preferì occupare finendo il cibo che le era stato offerto.
Mrs Cunningham la stava fissando come se fosse un cavallo e ne dovesse valutare le prestazioni prima dell’acquisto.
«Il punto è che non siete adatta» disse Gertha Cunningham senza girarci intorno, dopo una pausa che a Olivia parve eterna.
«Come sarebbe? Ho delle ottime referenze. Ho già fatto l’istitutrice e la famiglia presso cui ho lavorato mi ha lasciato una lettera che testimonia…»
«Siete troppo giovane e troppo graziosa» la interruppe Mrs Cunningham. «Quanti anni avete? Venticinque?»
«Ventitré.»
«Non posso mandarvi là, mi dispiace.»
«Decidete voi?» domandò stizzita Olivia. «Non dovrebbero decidere Lady Denneville o suo marito?»
«Suo marito vi assumerebbe anche se foste analfabeta, è questo il problema, mia cara.»
Olivia posò la tazza sul piattino e guardò Mrs Cunningham. Sembrava dispiaciuta quanto lei, se non di più.
«Per evitare situazioni… incresciose, chiamiamole così, Lady Denneville, mia sorella e io abbiamo messo a punto un sistema di filtraggio. Mia sorella, Mrs Portland, è la governante di Denneville House e indirizza presso di me le candidate per ogni posto disponibile presso la famiglia Denneville. Se la candidata è troppo giovane o graziosa, viene rispedita a casa senza sostenere il colloquio con Lady Denneville. Se invece non è né l’una né l’altra cosa, la mandiamo alla villa. Va riconosciuto che, per le donne non avvenenti e di età ragguardevole, Sir Theodor è un ottimo datore di lavoro.»
Olivia non sapeva come replicare.
Di mettere in discussione le parole di Mrs Cunningham non le sembrava il caso, tuttavia aver affrontato quel viaggio per nulla le pareva ancora più assurdo. Per non parlare del denaro speso e delle prospettive svanite.
«Capisco il vostro sconcerto,» proseguì la donna intuendo lo stato d’animo di Miss Foley «tuttavia certe cose è meglio saperle prima che dopo.»
«Sì, certo» convenne Olivia, poco convinta.
Non c’era ragione di dubitare delle parole di Mrs Cunningham, ma, se pensava al futuro che le si prospettava da lì in avanti, dover fronteggiare un datore di lavoro espansivo avrebbe rappresentato forse un problema meno assillante.
«Avete un posto in cui andare?» domandò Mrs Cunningham.
«Non proprio.»
«Dove siete stata finora?» Erano domande molto dirette che in genere tra estranei non venivano poste, ma la situazione era fuori dall’ordinario, per cui diventavano plausibili certi quesiti e legittime le risposte sincere.
«Dopo la morte di mio padre, il Reverendo Foley, ho occupato la canonica fino a che non è arrivato il suo successore. In seguito ho trascorso un breve periodo a casa di mia zia. Non posso tornare là, non a tempo indeterminato, mia zia non è ricca, non può permettersi di tenermi con sé.»
«Capisco.»
«E trovare questo posto è stato difficile.»
«Avete detto di aver già fatto l’istitutrice.»
«Sì, per un breve periodo, tre anni fa, prima che morisse mia madre.»
A quel punto, un rumore di tacchi sbattuti interruppe la conversazione annunciando l’arrivo di qualcuno e un attimo dopo il dottor Ballard comparve sulla porta. «Se non siete Miss Perkins, si può sapere chi siete?»
Capitolo 2
«Volete del tè?» chiese Mrs Cunningham ignorando del tutto il quesito del padrone.
«Voi non siete Miss Perkins. Miss Perkins, l’infermiera che stavo aspettando da Exeter, ha avuto la brillante idea di finire sotto una carrozza, quindi chi siete?» insisté il dottore fissando Olivia.
Vista la situazione, Olivia pensò di poterlo fissare a sua volta. Il dottor Ballard era alto e snello. A causa dell’aspetto stazzonato dei vestiti, dei capelli brizzolati e dell’espressione cupa del viso, gli diede una quarantina d’anni, ma potevano anche essere di meno, portati male.
«Mi chiamo Olivia Foley e… stavo togliendo il disturbo» disse Olivia alzandosi.
«Cosa siete venuta a fare? Siete un’infermiera, per caso?»
«Non è un’infermiera» intervenne Mrs Cunningham. «Era qui per il posto da istitutrice a Denneville House.»
«Ah» fece il dottore, con un tono che mise in chiaro che era a conoscenza del summenzionato filtraggio.
Dopo quell’informazione prese a fissare Miss Foley in modo diverso: la squadrò da capo a piedi, soffermandosi in punti in cui non avrebbe dovuto, quindi emise il proprio verdetto: «Mmh, sì, penso che in effetti mandarla laggiù potrebbe essere rischioso.» Poi sbuffò infastidito.
Olivia reputò che fosse un buon momento per levarsi di torno.
Non sapeva dove andare, non aveva piani, il poco denaro che possedeva lo aveva in parte speso per recarsi lì, quindi tutta la sua fretta di uscire da quella casa era ingiustificata, ma gli occhi del dottor Ballard, di un azzurro oltraggioso, cominciavano a farla sentire a disagio.
«Grazie del tè, è meglio che vada se non voglio perdere l’ultimo treno per Exeter» disse, muovendo un passo verso il vano della porta ancora occupato dal dottore.
«E non siete affatto un’infermiera?» insisté lui.
«Temo di no.»
«Avete sangue freddo, però. Non vi siete impressionata poco fa e avete anche seguito i miei ordini senza esitazioni.»
«Mi avete detto di disperdere i curiosi e di chiamare un ferroviere, sono competenze molto comuni, direi.»
Ballard continuava a squadrarla. Aveva di nuovo cambiato registro. Ora era concentrato sulle sue mani.
«Vi fanno impressione le ferite e le malattie?»
«Non molto.»
«Qui serve un’infermiera.»
«Sono un’istitutrice» ribadì Olivia.
«Vi posso insegnare. Restate fino a che non trovate di meglio e io non trovo una vera infermiera. Mrs Cunningham, fatele vedere la stanza.»
La cuoca si alzò di scatto portandosi al centro della scena.
«Siete uscito di senno?» domandò, piegando indietro il capo per fissare negli occhi il dottor Ballard, che era assai più alto di lei.
«Risolvo una situazione di emergenza. Sono stanco morto e mi serve un’aiutante. Ne avevo trovata una, ma ha pensato di morire prima ancora di prendere servizio. Miss Foley è senza lavoro e io ho un lavoro da offrire.»
«Siete uno scapolo» arrivò al sodo Mrs Cunningham.
«E allora?»
«Non può vivere qui. Di notte ci siete solo voi. Sarebbe peggio che se fosse presso i Denneville.»
«Tanto per cominciare io non ho mai molestato nessuno…»
«Quando fate l’ingenuo non vi compatisco. Sapete bene che non è quello il punto.»
«Dispongo di una magnifica camera singola che avrebbe occupato Miss Perkins. Se andava bene per lei, andrà bene anche per Miss Foley.»
«Miss Perkins, con cui ho tenuto personalmente la corrispondenza per conto vostro, aveva cinquant’anni.»
Ballard fissò di nuovo Olivia come se volesse verificare quanto le mancasse al compimento dei cinquant’anni. Parecchio. Era davvero molto giovane e altrettanto graziosa, dovette concludere. Per come la vedeva lui, sarebbe stato più opportuno che le donne passassero dall’infanzia all’età matura, molto matura, saltando del tutto la giovinezza. Ciò avrebbe risolto una marea di situazioni stupide e incresciose per tutti. Che il dottore la pensasse così, Olivia ne ebbe conferma un attimo dopo.
«Trovo certe regole molto idiote.»
«Il vostro parere ci commuove, ma credo sarà difficile invertire la tendenza e convincere il resto del mondo a venire dalla vostra.»
«In ogni caso il problema non si pone» si intromise Olivia. «Non sono un’infermiera, per cui ora toglierò il disturbo. Vi auguro di trovare quanto prima una brava collaboratrice.»
«Sapete quanto tempo mi ci è voluto per reclutare quella sconsiderata di Miss Perkins?» domandò il dottore. «Mesi! E comunque una donna che finisce sotto una carrozza di certo non è abbastanza efficiente da essere una buona infermiera.»
Olivia sbatté le palpebre, perplessa. Le sarebbe piaciuto puntualizzare che morire investiti da un cavallo non poteva essere considerato sintomo di inefficienza, ma preferì trattenersi, dopotutto il dottor Ballard era destinato a diventare una conoscenza occasionale, per cui non valeva la pena darsi da fare per riorientare i suoi convincimenti.
«Potrebbe dormire a casa mia e venire qui di giorno» propose Mrs Cunningham.
«Non sono un’infermiera» ribadì Olivia.
«Di giorno sarebbe diverso, e poi ci saremmo sempre io e le domestiche a giornata» insisté la donna.
Il dottor Ballard si fece meditabondo.
«Resta una regola idiota, ma se è indispensabile…»
«È indispensabile» lo freddò la cuoca.
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