Descrizione
Introduzione
Si nasce due volte: la prima quando vieni al mondo, la seconda
quando decidi di volerti bene.
Psicoadvisor
Cosa fai quando ami qualcuno? Te ne prendi cura, ti cimenti in grandi imprese, doni attenzioni, l’altro diventa un investimento di tempo e risorse. La tua capacità di amare è, dunque, indubbiamente intatta.
Allora perché non riesci a fare lo stesso con te? Perché non ti concedi le stesse premure?
Io non ti conosco, ma posso immaginare cosa hai dovuto affrontare nella vita: hai attraversato dolore, delusioni e sconfitte, hai dovuto mandare giù troppi bocconi amari, affrontando momenti di perdita e solitudine. Hai preso decisioni difficili, hai donato il tuo cuore e ogni parte di te a persone che poi hanno dimostrato di non meritarti.
È arrivato il momento di investire le tue energie in qualcuno che merita davvero ogni tua attenzione: te stesso. È arrivato il momento di prendere ogni frammento di te e maneggiarlo con cura, così da ricomporti e dare vita alla persona straordinaria che non sai ancora di essere; perché, sai, si nasce due volte, una volta quando vieni al mondo e la seconda quando decidi di volerti bene.
Adesso la vita che stai vivendo non è quella che hai scelto tu, è quella che ti hanno cucito addosso gli altri, basandosi sulle proprie esigenze. È successo ogni volta che ti hanno fatto sentire sbagliato, inadeguato, incompreso e ingombrante. È successo ogni volta che hai dovuto fare un passo indietro rispetto ai tuoi bisogni, accumulando rimpianti. La vita non dovrebbe essere quello che ti capita, dovrebbe essere ciò che scegli. Ti sembra di star vivendo la vita che hai scelto di vivere?
Vieni al mondo, per la prima volta, figlio di qualcuno, un nome già assegnato, un’identità già costruita. Nemmeno sei nato, e i tuoi genitori hanno maturato mille aspettative, hanno deciso in anticipo chi dovrai essere e cosa dovrai fare, nel bene e nel male. La tua identità inizia a strutturarsi sui bisogni altrui, su ciò che desiderano per te gli altri importanti, i genitori. Il problema è che molto spesso loro sono concentrati sui propri problemi e magari si portano dietro a loro volta alcune ferite. La tua identità, così, inizia a strutturarsi sulle omissioni, sulle mancate attenzioni, sui bisogni insoddisfatti e sul tuo metterti da parte per fare spazio agli altri. Hai imparato così a non dare fastidio, a contare solo sulle tue forze, a farti carico di tutto e di tutti.
Come premesso, la vita non dovrebbe essere quello che ti capita per opera degli altri e oggi è finalmente arrivato il momento di concederti le possibilità che ti sono state sempre negate. È finalmente arrivato il momento di rialzarti e rinascere, afferrare quella seconda possibilità che solo tu puoi decidere di avere. La tua vita da oggi è una pagina bianca che puoi scrivere e riscrivere, con i tuoi tempi e alle tue condizioni, non nel modo giusto, semplicemente a modo tuo.
La tua vita da oggi è una pagina bianca che puoi scrivere
e riscrivere, con i tuoi tempi e alle tue condizioni
Come hai intenzione di riscrivere le pagine della tua vita? Il mondo lì fuori è pieno di opportunità e non sarebbe male coglierne qualcuna. Comprendere il mondo della psiche potrebbe essere una possibilità preziosa per perseguire l’arduo cammino della rinascita o, come direbbe un terapeuta cognitivista, della ristrutturazione cognitiva.
La prima parte di questo percorso verterà sul capire come sei arrivato a ciò che sei adesso. Uno sguardo al passato per restituirti quelle attenzioni mancate, per sentirti finalmente compreso e validare i tuoi vissuti. In una realtà che ti ha indotto a metterti sempre da parte, hai disimparato a sentire ciò che hai davvero dentro. La validazione è un concetto fondamentale in psicologia, si tratta di un processo basato sull’autoempatia, consiste nel riconoscere il senso, l’autenticità e il significato di ogni tuo vissuto interiore, pensiero e comportamento. Ogni azione che hai compiuto ha avuto un’origine, ogni errore che hai commesso ha avuto una causa, niente accade per caso e tutto può essere spiegato leggendo dentro di te, con uno sguardo retrospettivo alla tua storia.
Questo libro ti propone tecniche e teorie degli autori che hanno fatto la storia delle scienze psicologiche, strumenti preziosi per guidarti nell’analisi di ciò che sei, partendo dal dolore che ignori, ma che condiziona la tua vita. Un malessere che non emerge in modo esplicito, eppure si fa sentire in modi più subdoli, determinando le tue scelte e rendendole non in linea con i tuoi bisogni. Un malessere che fa sì che la tua vita sia quello che ti capita e non quello che desideri veramente. Chi vive in perfetta armonia con sé non fa fatica a perseguire scopi e desideri, si dirige nell’esatta direzione dei suoi obiettivi e, se sogna l’amore vero, lo trova costruendo una relazione fatta di appagamento e reciprocità. Al contrario, chi vive con malesseri occulti, è in continuo affanno e spesso si rema contro, mettendo in atto un modello autocritico che diviene disfunzionale.
Ecco, probabilmente da troppo tempo sei alle prese con dei malesseri occulti: dentro di te ci sono tante ferite, alcune ancora aperte, altre già cicatrizzate. È da sempre compito della psicologia coadiuvare il benessere personale e quella di questo libro non è una semplice voce guida, bensì uno strumento di apprendimento per conquistare le nozioni psicologiche che possono fare la differenza tra soddisfazione e frustrazione, tra perseveranza e arrendevolezza, tra azione e passività, tra affermazione personale e stagnazione. Comportamenti ed emozioni sono fattori essenziali: i comportamenti sono la diretta manifestazione di processi emotivi e di pensiero. Decifrare le emozioni che condizionano pensieri e comportamenti non è compito semplice. Tutte le emozioni hanno uno scopo conservativo e funzionale, queste divengono dolorose e disfunzionali solo quando la loro intensità si fa troppo elevata. Ecco che una persona troppo sensibile dovrà affrontare, nella vita, il doppio delle avversità, legate all’enorme carico emotivo che si ritrova a trasportare.
Ognuno di noi, durante l’infanzia, ha imparato a gestire le emozioni (sentirle, riconoscerle, comprenderne il significato ed esprimerle) mediante un processo noto come alfabetizzazione emotiva. Mentre i genitori sono concentrati su apprendimenti più visibili come il muovere i primi passi e il pronunciare le prime parole, nello stesso frangente, trascurano questo, che pure è un apprendimento altrettanto importante.
Quando veniamo al mondo per la prima volta siamo inermi, indifesi e geneticamente programmati per stringere un legame di attaccamento che possa mantenerci al sicuro. Solo quel legame potrà garantirci la sopravvivenza, è in quel legame che troveremo cibo, calore e soprattutto contenimento emotivo. Da un punto di vista evoluzionistico, il legame di attaccamento rappresenta una garanzia di sopravvivenza. Quindi ogni bambino farà di tutto per preservarlo, cercherà le attenzioni della sua figura accudente (generalmente la madre) e modellerà la sua identità in base alle interazioni che sperimenterà.
In altre parole, il processo di alfabetizzazione emotiva si struttura in base ai riscontri che il bambino trova nelle figure genitoriali. Un genitore ammonitore insegnerà al bambino a sopprimere le sue emozioni, facendogli dire addio al processo di riconoscimento ed espressione. Se in casi moderati il bambino, una volta adulto, si sentirà confuso circa la propria sfera emotiva, in casi più estremi quel bambino imparerà a seppellire nel profondo le sue emozioni fino a non sentirle affatto. Un genitore disattento potrebbe insegnare al figlio che solo manifestazioni emotive eclatanti sono degne di attenzione, così le espressioni emotive del figlio prima e dell’adulto poi divengono abnormi. In questa delicata fase impariamo inoltre come relazionarci con noi stessi. Anche questo apprendimento è mediato dalle figure genitoriali. Probabilmente starai pensando che in fondo hai avuto dei “buoni genitori”: ne sei convinto? Forse non sai che quando siamo piccoli, proprio perché necessitiamo della sicurezza del legame di attaccamento, abbiamo bisogno di convincerci che siamo noi quelli sbagliati. Le ragioni di questo bisogno? Stiamo tutelando l’immagine che abbiamo dei nostri genitori e lo facciamo a nostre spese.
In più vi sono alcuni aspetti che anche il genitore più attento potrebbe sottovalutare. Secondo la psicoanalisi classica, nell’infanzia interiorizziamo il punto di vista dei nostri genitori: siamo come loro ci fanno sentire. Un genitore che tratta un bambino come un buono a nulla lo farà sentire incapace. Anche parole usate con leggerezza come un «ma sei scemo!» possono creare i presupposti per un sentimento di incapacità, perché il bambino avrà interiorizzato il punto di vista esterno su chi è.
Con le loro azioni e parole, i genitori ogni giorno raccontano al figlio come strutturare la sua identità. Un bambino cresciuto con un genitore pretenzioso e costantemente insoddisfatto diverrà severo con se stesso e si fisserà standard elevati, finendo con il non sentirsi mai abbastanza. Potrà credere di non essere degno d’amore perché avrà imparato a valutare se stesso non per ciò che è, ma per ciò che fa.
Con le loro azioni e parole, i genitori ogni giorno raccontano
al figlio come strutturare la sua identità
Sono pochi i bambini che hanno la fortuna di sperimentare l’amore incondizionato. Tu, come molti altri adulti, sei cresciuto pensando che l’amore fosse qualcosa da conquistare a caro prezzo e non l’evoluzione naturale di un rapporto fatto di reciprocità e validazione. Come premesso, si può nascere due volte; se la prima è stata sommariamente descritta, adesso non resta che comprendere come nascere per la seconda e fare in modo che sia quella ideale. A questo punto non ci saranno aspettative e omissioni genitoriali, ma solo tu, la tua conoscenza, il tuo giudizio critico e gli strumenti che troverai in questo testo. Quando avrai sfogliato l’ultima pagina, avrai capito che stare bene con te è più importante che stare bene con gli altri.
In ogni capitolo ti ritroverai lungo una linea temporale virtuale in cui incontrerai il tuo te del passato, con tutti i suoi bisogni e aspettative infrante. Dovrai imparare ad accoglierlo, comprenderlo e soprattutto ascoltarlo. Ogni capitolo sarà un sano passo indietro. Avvicinarti al tuo passato è l’unico modo funzionale e duraturo che hai per fare spazio a qualcosa di inedito: la tua vera identità.
Vedremo insieme che tutto ciò che sei oggi, dai tuoi comportamenti alle sensazioni scomode, non è frutto del caso, bensì sempre la conseguenza di un’intricata e complessa serie di fattori causa-effetto che si è originata lì, nel tuo passato, e che ancora condiziona il tuo presente. Tu non te ne rendi conto perché non sei stato educato a riflettere sulle tue emozioni e tutto si svolge in automatico. Ecco, nelle prossime pagine partiremo proprio da questo: riflettere sui tuoi schemi automatici, sulle tue emozioni, sul perché compi certe scelte, sul perché i tuoi pensieri si muovono in una determinata direzione… sul perché sei ciò che sei!
Avvicinarti al tuo passato è l’unico modo funzionale e
duraturo che hai per fare spazio a qualcosa di inedito: la tua vera identità
In particolare, trascorreremo del tempo insieme per capire:
- cosa vogliono comunicarti le tue emozioni e come fartele amiche; come le esperienze infantili stanno condizionando la tua vita adulta;
- come trasformare l’impotenza in intraprendenza appresa; da dove originano le tue credenze disfunzionali;
- come rendere la tua mente un posto accogliente in cui stare, anche da solo;
- come instaurare relazioni appaganti, dove i tuoi bisogni restano in primo piano; perché i tuoi comportamenti spesso non sono in linea con i tuoi desideri;
- come non arrendersi dinanzi agli ostacoli e gestire le avversità quotidiane;
- come alcuni sintomi somatici possono essere connessi alle tue emozioni;
- come dare vita al cambiamento con esercizi psicologici guidati.
Tutto ha una spiegazione e questo libro ti fornirà le nozioni necessarie per iniziare a sviluppare la tua consapevolezza. A partire da essa, ti proporremo poi una serie di esercizi pratici che si concluderanno, nell’ultimo capitolo, con una vera e propria sfida in cui potrai mettere alla prova te stesso e le abilità cognitive ed emotive che hai affinato. La psicologia è una scienza complessa, pertanto ci serviremo di esempi e casi clinici per rendere più chiare alcune dinamiche.
Capitolo I
Tutto inizia durante l’infanzia
Ogni risposta che dai ai tuoi perché ti avvicinerà al tuo bambino ferito, tu avrai il dovere di tranquillizzarlo, perché la sua sicurezza sarà la tua crescita.
Psicoadvisor
Sii curioso
Quando siamo bambini ci lasciamo incuriosire da mille cose: le pozzanghere, le porte scorrevoli dei negozi, le nuvole che fluttuano nel cielo, le foglie secche lungo i viali, le luci delle insegne, i cani randagi… In noi vive un torrente in piena di domande. Interroghiamo i grandi con mille perché e tutto ci affascina. Oggi siamo noi i “grandi” e possiamo lasciarci affascinare da mille e più nuovi perché, solo che questa volta i quesiti non riguarderanno il mondo intorno a noi, bensì quello che abbiamo dentro. Il piacere dalla conoscenza sarà impagabile.
Il premio Nobel Francis Crick, in relazione alla scoperta della doppia elica del DNA, parlò di “scienza dolce” per fare riferimento alla sensazione di piena soddisfazione che accompagna quelle scoperte eccezionali in grado di innescare grandi cambiamenti. Quella stessa sensazione la sperimenterai tu più e più volte mentre ti cimenterai nella conoscenza della tua psiche. La curiosità è un’arma importante in psicologia e può diventare la tua più grande alleata. La curiosità allontana il giudizio e l’autocritica che ti accompagnano da sempre e, quando si verifica un evento spiacevole, ti aiuta a spostare il focus dalla condanna autoinflitta («È tutta colpa mia», «Avrei dovuto fare, dire…») ai meccanismi soggiacenti («Perché ho agito così? Che cosa mi ha fatto scattare in quel modo? Che cosa mi ha ferito?»).
Sicuramente guardandoti intorno e paragonando alcuni ambiti della tua vita a quelli degli altri, ti sarai sentito “più indietro” e ti sarai anche incolpato per questo. Quando fallisci in un compito presupponi che la responsabilità sia sempre tua. In fondo, nessuno dice: «Sono in sovrappeso perché non ho ricevuto le validazioni che mi spettavano», oppure «Spreco il mio tempo e finisco per procrastinare i miei obiettivi perché non ho avuto il supporto di cui avevo bisogno quando ero bambino», eppure sono queste le spiegazioni profonde che dovremmo cercare e ancora di più “sentire”. Conoscerle non giustifica i nostri fallimenti, ma ci dà una spiegazione, ci fa capire che non c’è nulla che non va in noi e che ci stiamo comportando solo come ci hanno implicitamente insegnato gli altri importanti.
Le tracce (quasi) indelebili dell’infanzia
È luogo comune pensare all’infanzia come un’epoca spensierata, fatta di giochi e sonnellini. Si tratta invece di un periodo della nostra vita niente affatto spensierato, ma fatto di faticose conquiste e feedback ambientali difficili da assimilare. Quei feedback ci dicono in che modo, nel nostro futuro, dovremmo approcciarci al mondo, solo che non lo fanno esplicitamente: nelle fasi successive della nostra crescita ci guideranno in modalità del tutto inconsapevoli, tanto che convertiremo i modelli appresi in schemi ricorrenti, fissandoli da qualche parte nella nostra personalità.
Da adulti, quando abbiamo maggiore maturità (emotiva e cerebrale), se facciamo una nuova esperienza, questa va poi a risiedere nella nostra memoria dichiarativa. Purtroppo da bambini le cose non funzionano così. Non abbiamo memoria dei primi anni di vita perché alcune strutture cerebrali, come per esempio l’ippocampo, non si sono ancora formate. A quell’epoca, però, è già ben strutturata l’amigdala, la principale sede delle nostre memorie emotive o memorie implicite.
Pochi si soffermano a rifletterci, ma cosa siamo noi se non un insieme di esperienze? Cosa siamo noi se non le nostre memorie? Ebbene, se le memorie esplicite sono disponibili e accessibili in ogni momento, lo stesso non vale per le memorie implicite. Stanno lì, fissate, condizionano le nostre risposte istintive e i nostri comportamenti senza darci un perché. Un approccio curioso alla nostra vita intrapsichica ci consentirà di fornire risposte a tanti di questi perché.
Cosa siamo noi se non un insieme di esperienze? Cosa siamo noi se non le nostre memorie?
Facciamo adesso un passo indietro: quali sono gli apprendimenti impliciti che acquisiamo da bambini e che ci condizionano da adulti? L’argomento ha scomodato tutti nel mondo della scienza e tanto è stato teorizzato sul concetto di imprinting. Il premio Nobel Konrad Lorenz definì l’imprinting come la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto. L’oggetto doveva essere apparso in un periodo sensibile (dopo la nascita) ed essere disponibile a fornire cure primarie (cibo e riparo). Lorenz, alimentando un gruppo di piccoli anatroccoli appena schiusi, ne diventò l’oggetto. Gli anatroccoli lo seguivano ovunque e svilupparono per lui una sorta di attaccamento. Come gli anatroccoli di Lorenz anche noi, da bambini, sviluppiamo un intenso attaccamento e costruiamo la nostra vita emotiva intorno al tipo di interazioni che abbiamo avuto con chi ci ha accuditi. Quelle interazioni sono il nostro imprinting.
Come anticipato nell’introduzione, alla nascita siamo geneticamente programmati per stringere un legame di attaccamento e portarlo avanti, anche se questo ci fa soffrire. William Fairbairn, medico e psicoanalista, studiando i bambini maltrattati rimase sorpreso dall’intensità del legame e dalla fedeltà che essi nutrivano verso i genitori maltrattanti. Più tardi, quegli stessi bambini finivano per ricercare la sofferenza come forma di relazione con gli altri. Era quello il loro imprinting. La gran parte delle informazioni che abbiamo su chi siamo, su come funziona la vita e come funzionano i legami interpersonali, viene acquisita durante l’infanzia e codificata a partire dalle prime relazioni d’attaccamento. Allora è tutto già scritto? Tutto già determinato dal nostro imprinting? No, perché le esperienze che compiamo da adulti, se ben elaborate, possono condizionare e modificare gli schemi e i modelli preesistenti, costruiti durante i primi anni di vita.
Impara a leggerti dentro
Analizzando il nostro comportamento in età adulta, possiamo sollevare dei perché e tentare di scavare nella nostra memoria implicita per “sentire” la risposta. Partiamo dalle domande più diffuse: «Perché mi faccio prendere dall’insicurezza?», oppure «Perché non riesco a dire no?». Talvolta per non correre il rischio di deludere, finiamo con l’accettare situazioni scomode, prenderci più responsabilità di quante vorremmo e avere difficoltà a dire no alle richieste di amici, parenti e colleghi. Quella che genuinamente è vista come un eccesso di bontà, spesso è la manifestazione di un’insicurezza nascosta. Un bambino che si è sentito di impiccio per i genitori, sempre troppo occupati per prestargli le dovute attenzioni, si sarà sentito non accettato e avrà realizzato al contempo di essere poco desiderabile. Quel bambino rifiutato ha dovuto imparare a contare solo sulle sue forze ed è stato costretto a crescere troppo in fretta. Come accade sempre per le cose fatte in fretta, sono state saltate alcune tappe fondamentali per lo sviluppo affettivo. Quel bambino, maturato precocemente, non ha potuto imparare a nutrire una profonda fiducia nell’affetto dei suoi genitori e avrà esteso tale sfiducia a tutti gli altri. Da adulto, si ritroverà a vivere con la convinzione di dovercela fare per forza da solo e che, se occorre, dovrà essere lui a prendersi cura degli altri e mai viceversa.
I bambini trascurati emotivamente, in genere, non completano neanche il processo di alfabetizzazione emotiva. L’alfabetizzazione emotiva è quell’apprendimento implicito che fa sì che da adulti saremo capaci di utilizzare le emozioni come strumenti per prendere decisioni e regolare i comportamenti. L’alfabetizzazione emotiva consente di rispondere agilmente a domande quali: «Mi sento triste perché…», oppure «Mi sento ansioso perché…». Quando nell’infanzia viene meno, l’adulto si sentirà disorientato, confuso, e dovrà affrontare enormi sfide: se ti senti triste senza un motivo apparente, o sperimenti ansia senza capirne la causa, probabilmente non hai imparato a conoscere a fondo le tue emozioni.
I bambini trascurati emotivamente, in genere,
non completano il processo di alfabetizzazione emotiva
Adesso, immagina di essere letteralmente catapultato nel bel mezzo di una pista da ballo mentre si tengono i mondiali di danza sportiva e di avere il dovere improrogabile di partecipare. Nei tuoi confronti vengono nutrite molte speranze, perché rappresenti il tuo Paese, ma tu non sei allenato, neanche sapevi dell’esistenza di quella competizione. In un contesto del genere è naturale sentirsi insicuri, è naturale avere difficoltà nell’approccio e, date le mille aspettative, è naturale forzarsi alla disponibilità.
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