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Sono stato io

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Milano, 2019 Un cadavere viene ritrovato appeso ad un ponte in centro a Milano con l’incisione “sono stato io” sul petto. Le indagini vengono assegnate al Commissario Marta Mineri. Sembra una resa dei conti tra bande di latinos. Ma la verità è molto lontana dall’essere ciò che sembra, e la donna scopre che la sua vita personale si intreccia con l’assassinio. A Milano la scia di sangue non si ferma, e sempre con la firma “sono stato io”. Più indaga e più lei si scopre coinvolta. È scioccata, non sa cosa credere, se ascoltare il cuore o la ragione. Cremona, 2008 Una famiglia come tante, senza problemi, finché un giorno muore il padre, lasciando orfani due ragazzi. La madre, dopo tempo, trova un nuovo compagno. Ma sbaglia uomo. Un giorno, al culmine dell’ennesima lite, la tragedia. La galera e un progetto di vendetta da portare a termine.

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Descrizione

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Milano, febbraio 2019

Tornare a letto dopo quello che ha visto non le sembra proprio il caso, ma vuol passare lo stesso da casa per una doccia veloce e per fare qualche considerazione. Le è sempre piaciuto fare riflessioni isolata da tutto e tutti. E dopo lo spettacolo offerto dalla notte, ha bisogno di pensare. Ci sono particolari che le sembrano di facile catalogazione, in primis le origini del morto. Concorda con De Angelis, che i tratti somatici ed i tatuaggi sul corpo, lasciano pochi dubbi sulla provenienza dall’est. Il foro in testa, fa pensare ad un’esecuzione vera e propria.

Capitolo a parte merita il discorso sul chi è stato. Certo, pensa, il machete non è un indizio da poco, anzi sembra proprio la firma dell’assassino. Presumibilmente un regolamento di conti tra bande. Qualunque sia il motivo, il machete siglato MS13, parla chiaro sui colpevoli, forse meno sui moventi. Sono tutti argomenti che tratterà poi appena giunta in commissariato con la sua squadra di agenti e collaboratori. Ms13 indica anche in modo inequivocabile il perché sia stata contattata e le sia stata assegnata l’indagine.

Quando ha sentito pronunciare quelle dannate parole da De Angelis, le è mancato quasi il fiato. MS13 è la causa del divorzio dall’ex marito, è la causa del perché ora è sola, è la causa del perché ancora non si perdona di come abbia potuto scegliere il lavoro all’amore. MS13 è la causa della sua infelicità che sta combattendo quotidianamente ormai da due anni. L’odio, risaputo da tutti, che prova verso l’MS13 è il motivo per cui è stata scelta e la tenacia con cui seguirà l’indagine è la garanzia che nessuno meglio di lei la potrà affrontare.

Arrivata in ufficio siede alla propria scrivania che sembra più il tavolo di un bibliotecario, tanto è colma di fogli che prima o poi si deciderà a sistemare. Dopo pochi minuti, mentre guarda mail datate giorni addietro, e che non ha voglia di leggere, arriva come sempre l’agente Bongiorno con un caffè bollente ristretto. Dallo sguardo veloce del commissario e dal grugnito con cui lo ringrazia, anche lui intuisce rapidamente che è meglio sloggiare. Nessuno parla dei fatti avvenuti nella notte milanese, ma tutti sono consapevoli che dopo poco tempo la Mineri chiamerà qualcuno di loro per confrontarsi ed aggiornarli sugli eventi. Passono circa trenta minuti e senza proferir parola il commissario si alza, con lo sguardo cerca il vicecommissario Pandolfi. Lui se ne accorge subito e prontamente la raggiunge in una saletta riunioni.

«Ciao Fabio… abbiamo un bel cazzo di problema da risolvere.»

«Ciao… buongiorno… sì, ho saputo. Aspettavo solo che mi chiamassi. Convoco anche Politano e Bongiorno?»

«Sì, grazie. Falli entrare.»

In un paio di minuti i quattro sono riuniti attorno ad un piccolo tavolo quadrato. L’ispettore prende la parola e in poco tempo aggiorna i colleghi sul poco che sa. Ma in quel poco nomina l’MS13, e desta l’attenzione e la preoccupazione di tutti. È Bongiorno a prendere la parola

«Sei sicura che sia proprio la cosa giusta affidare a te le indagini? Sappiamo tutti quello che…»

«Stop! Fermati subito Carmè… non l’ho scelto io e non mi sembra di aver avuto scelta. In tutti i casi, se temete che il mio astio nei loro confronti possa offuscare la mia imparzialità, non avete da temere. Anche perché, a parte il machete, non abbiamo altro. Dobbiamo aspettare l’autopsia. Dimmi Salvatore…»

Salvatore Politano è il più anziano di età e di servizio. Parla poco ma mai a sproposito. La Mineri è il primo che chiama quando deve uscire a far qualche sopralluogo. La fiducia in lui non è mai stata tradita

«Commissario, a me non interessa dei suoi problemi con l’MS13 lo sa bene, a me preoccupa solo una cosa. Se, e dico se, fosse un regolamento di conti, siamo di fronte ad un bel problema… qui il dilemma non è solo chi è stato materialmente a commettere l’omicidio, ma se questo omicidio rischia di innescare una guerra tra gang a Milano. Soprattutto tra gang di etnie diverse…»

«Bingo, Salvatore… esatto! La cosa da evitare assolutamente è una guerra tra bande che incendi le periferie della città. Non ne abbiamo proprio bisogno. Dobbiamo trovare velocemente il colpevole, o i colpevoli, prima che nasca una faida tra loro».

Tutti silenziosi e concentrati, fanno cenno col capo di condividere la preoccupazione del superiore. È Pandolfi a chiedere come intende muoversi.

«Per prima cosa, aspettiamo l’esito dell’autopsia. Nel frattempo tu, Fabio, vai a rivedere la scena del crimine e cerca di scovare qualcosa di interessante. Tu Bongiorno chiama il commissariato di San Siro e fatti mandare tutto quello che hanno scoperto in queste ore sul defunto. Tu Salvatore vieni con me e ci facciamo un giro nelle vie del quartiere per vedere com’è la situazione… la notizia del delitto avrà fatto il giro della città e se c’è del nervosismo lo capiremo subito.»

Ognuno senza proferir parola, esce dalla stanza e velocemente si appresta ad eseguire gli ordini. Il rispetto che hanno nel commissario Mineri è inscalfibile e sanno che la cosa è reciproca. Sono un’ottima squadra, ben assortita ed unita e lo sanno. La Mineri in auto con Politano è pensierosa ma allo stesso tempo vuole condividere con lui alcuni aspetti lasciati in sospeso alla riunione.

«Pensi sia un regolamento di conti?»

«Uhm… tutto lo fa pensare dottoressa. Anche se lasciare il machete marchiato MS13 è come annunciare al mondo la paternità dell’omicidio. Conoscendo la ferocia e la sfrontatezza di queste bande, non mi stupisco proprio. Inoltre, se così fosse, sembrerebbe una dichiarazione di guerra…»

«Esatto… oppure la rivendicazione di qualcosa. Che ne so, un torto vendicato, un debito non saldato, una zona di spaccio reclamata… e la firma sul petto?»

«Sembra che l’assassino, o gli assassini, oltre che lasciare il machete per indicare chi sono i colpevoli, abbiano voluto non lasciare dubbi. Sfregiare il malcapitato con quella frase è assolutamente la prova che l’assassino vuole far sapere a tutti chi è stato. Il perché non lo so… ma ripeto, penso sia una dichiarazione inviata a qualcuno. Forse siamo di fronte ad una dura competizione tra bande per la conquista del territorio.»

«Sì… lo penso anch’io. È un messaggio chiaro inviato ad un mittente che oggi non conosciamo. Averlo scritto in spagnolo è un’ulteriore conferma dei mandanti. Attendo di sapere le generalità del morto per capirci di più.»

Mentre vagano a velocità ridotta nelle strade del quartiere, il telefono della Mineri squilla.

«Salve commissario, sono De Angelis.»

Sbrigativa e di poche parole, come sempre, va subito al sodo.

«Buongiorno… novità?»

«Sì, e non so se le piaceranno. L’uomo assassinato si chiama Miroslav Kovalev, Serbo. Un poco di buono. È stato più volte in galera per spaccio, aggressioni e pestaggi. Da informatori abbiamo saputo che è un vero duro, uno spietato! Ma la notizia peggiore è che sembra faccia parte della Nasa Stvar, la mafia serba. Significa “cosa nostra” e questo le fa capire a chi si ispirano. Dalle informazioni ricevute opera in molti paesi dell’Est europeo, ma anche in Belgio e Francia. Probabilmente si sta affacciando al mercato del nostro paese e si dice sia in affari con la Ndrangheta che li sta aiutando ad inserirsi nel traffico internazionale di stupefacenti. Questo Miroslav si dubita possa essere un loro “riscossore” di mazzette. Potrebbe essere stato anche un killer della mafia serba, ma non ci sono prove di questo».

La Mineri per qualche secondo resta in silenzio per metabolizzare queste informazioni, poi ringraziando il collega lo congeda chiudendo la telefonata. Aggiorna immediatamente Politano delle notizie ricevute.

«Se sospettavamo di essere di fronte ad una guerra tra bande, forse eravamo ancora ottimisti. Se quello che ci ha appena detto è vero, le fazioni coinvolte potrebbero essere ancora di più. Lo scenario potrebbe allargarsi a dismisura.»

«Però… dottoressa… non mi quadra una cosa. Mafia serba, Ndrangheta… grandi associazioni illegali, potenti, spietate, che hanno come unico fine quello di arricchirsi a dismisura insinuandosi nel tessuto sociale, nelle istituzioni. Ma che c’entra l’MS13 con tutto questo?»

La considerazione, ancora una volta, fa riflettere il commissario. Politano non ha tutti i torti. Lo spaccio internazionale di droga per le mafie di tutto il mondo è solo uno dei rami che portano loro dei frutti, unito al racket, alle estorsioni ai grandi appalti pubblici. L’MS13 fa del controllo dello spaccio locale la sua più grande fonte di guadagno. Ma è il senso di appartenenza a questo gruppo, come ad altri, il vero richiamo per ragazzi disagiati di origine sudamericane. Effettivamente sembra una guerra impari.

«Me lo sto chiedendo anch’io… l’omicidio potrebbe però essere semplicemente legato allo spaccio di droga rionale. L’MS13 non vorrà perdere la supremazia di questo territorio ed ha voluto mandare un messaggio chiaro. Forse senza rendersi conto a chi realmente sta pestando i piedi… ma capiremo nei prossimi giorni cosa sta succedendo. Se, come sembra, sono coinvolte organizzazioni così potenti, la loro risposta non tarderà ad arrivare purtroppo.»

«Speriamo non sia così… altrimenti ci aspetta un periodo molto difficile, dottoressa.»

«Già… Accidenti… ritorniamo in ufficio…»

L’umore della Mineri, già pessimo, ha subito un ulteriore schiaffo. Pensava di occuparsi di un omicidio fine a sé stesso, invece rischia di essere coinvolta in una cosa più grande di lei. Se così fosse la sua squadra non sarebbe sufficiente e cosa ancor più stressante, deve velocemente avvisare il Pubblico Ministero dell’accaduto e delle possibili conseguenze. E a lui non piacerà proprio per niente.

Informazioni aggiuntive

Autore

Editore

Data di pubblicazione

6 febbraio 2023

ISBN

978-8824983273

Lingua

Italiano

Formato

Copertina Flessibile

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